Progetti di ricerca nazionali

Pagina in aggiornamento

Piani Orientamento e Tutorato POT 2021-2023

V.A.L.E.P.L.U.S - Vocational Academic Law Enhancement - Project Law University Student

Finanziatore - Ministero dell'Università e della Ricerca

Responsabile scientifico: prof. Francesco D'Urso

Abstract progetto - L’obiettivo del progetto, cui partecipano una quarantina di Atenei italiani e di cui è capofila Pavia, è sostenere il percorso universitario delle studentesse e degli studenti dall’ingresso alla conclusione. Da questa finalità generale derivano, a cascata, una serie di sottobiettivi: il successo orientativo sulla scelta dei corsi di laurea giuridici sia in termini quantitativi (informazione che raggiunge una platea più ampia) che qualitativa (più dettagliata, motivante ed efficace allo scopo); una selezione efficace in ingresso o allineamento/potenziamento delle competenze di base per affrontare il percorso universitario per chi non avrebbe passato la selezione; la prevenzione di dispersione e drop out; il maggior successo nel percorso universitario (votazioni più alte, regolarizzazione dell’acquisizione dei CFU e di conclusione del percorso); il maggior coinvolgimento nella comunità scientifica universitaria grazie ad attività di scambio orizzontale e verticale, attraverso la collaborazione con studenti iscritti ad altri anni accademici, dottorandi, borsisti, docenti; l’acquisizione di competenze trasversali nella formazione dei docenti orientatori della scuola secondaria di secondo grado e dei tutor universitari, in modo che le figure di supporto siano portatrici di strumenti e metodologie integrate ed efficaci a tutto tondo; l’accrescimento di competenze linguistiche, di ricerca delle fonti, di strumenti di analisi dei testi, utili per il percorso di studi e, in prospettiva, per lo svolgimento della professione; una maggiore consapevolezza e preparazione nell’affrontare l’ingresso nel mondo professionale; un maggiore benessere psicologico sperimentato nell’esperienza accademica con ricadute positive sulla motivazione all’apprendimento e quindi il raggiungimento di altri sotto obiettivi (miglioramento della performance, riduzione degli abbandoni), ma anche nel benessere generale, rinforzato dal senso di autoefficacia dovuto al miglior funzionamento in ambito universitario; una maggiore diffusione e permeabilità comunitaria della cultura del diritto, grazie alle sinergie con scuole, enti ed imprese coinvolti.   

PRIN 2022

Exploited labour. An interdisciplinary research on the polities aimed at preventing labour exploitation

Finanziatore - Ministero dell'Università e della Ricerca

Responsabile scientifico - prof.ssa Silvia Borelli

Abstract progetto - EXPLOIT (acronimo di Exploit-ed Labour) è un progetto dedicato al lavoro sfruttato, il cui obiettivo è di pervenire all’individuazione di policies efficaci per la prevenzione del fenomeno. Si tratta, come meglio si vedrà, di un progetto innovativo per metodologia (interdisciplinare, intersettoriale e relativa all’intero territorio nazionale), oggetto della ricerca (approccio multidimensionale e multi fattoriale allo sfruttamento lavorativo) e risultati finali (Video reportage e Manuale digitale).
Sul presupposto che lo sfruttamento lavorativo sia ormai un dato strutturale, e non invece, residuale o transitorio all’interno degli odierni contesti produttivi, EXPLOIT propone una ricerca dal taglio interdisciplinare, nel cui ambito le 4 Unità di progetto, sotto il coordinamento del team afferente all’Università di Foggia, opereranno lungo le seguenti due direttrici:
1) far emergere i problemi strutturali che sono causa dello sfruttamento e le contraddizioni tra policies prettamente punitive, messe in campo per contrastarli;
2) riflettere criticamente sulla capacità del diritto del lavoro di garantire un’effettiva tutela preventiva contro lo sfruttamento in connubio con altre discipline giuridiche (il diritto penale, il diritto commerciale, il diritto privato, la filosofia del diritto).
Pur se l’ambito lavoristico relativo alla tutela dei diritti dei/lle lavoratori/trici resta centrale in questa ricerca, la scelta di un approccio interdisciplinare esplicita la chiara intenzione di pervenire all'individuazione di una prospettiva dinamica di prevenzione del fenomeno, capace di coinvolgere un'ampia platea di interlocutori e di portatori di interessi nell'elaborazione di strumenti e soluzioni a riguardo.
A tal fine, EXPLOIT propone una ricerca che allo studio teorico della materia sappia affiancare altresì un’indagine sul campo, riferita - nei territori coperti dalle diverse unità di ricerca - ad almeno alcuni dei settori entro cui il fenomeno si concentra. Al tal fine, i primi 2 mesi del progetto saranno dedicati alla selezione dei comparti produttivi e, al loro interno, dei casi studio oggetto di attenzione. La ricerca proseguirà, poi, nei successivi 12 mesi, con un’analisi quanti/qualitativa - da parte di tutte le Unità di ricerca, in costante interazione tra loro - dei singoli casi selezionati, esplorando la complessità del fenomeno e specificandone dimensioni e caratteristiche. Alla stregua delle risultanze così prodotte, si guarderà alle policies e ai relativi precipitati normativi in materia per valutarne contraddizioni e criticità in una logica di prevenzione (più che di repressione) del fenomeno Gli esiti della ricerca confluiranno, infine, all’interno di un video reportage e di un Manuale digitale per la prevenzione dello sfruttamento lavorativo (d’ora in poi Manuale digitale), alla cui predisposizione e disseminazione saranno dedicati gli ultimi 10 mesi del progetto.

Sito del progetto

DignITA - International protection of human dignity through criminal law: strengthening Italy's implementation record

Finanziatore - Ministero dell'Università e della Ricerca

Responsabile scientifico - prof.ssa Serena Forlati

Abstract progetto - DignITA si propone di verificare e rafforzare il livello di attuazione da parte dell'Italia degli obblighi internazionali di criminalizzazione relativi a condotte pregiudizievoli per la dignità umana. Promuove un approccio coerente alla protezione della dignità umana attraverso il diritto penale a livello internazionale ed interno.

Il progetto, che coinvolge le Università di Ferrara (capofila), Catania,  Scuola Superiore Sant'Anna (Pisa) e Roma Tre,  prevede numerose attività di disseminazione che consentiranno di massimizzare il suo impatto sociale. 

Per saperne di più:

Next Generation PA: Digital Transformation For An Innovative Public Administration-NgPA

Finanziatore - Ministero dell'Università e della Ricerca

Responsabile scientifico - prof. Gianluca Gardini

Abstract progetto -  L’Italia si posiziona al 20° posto in Europa per livello di digitalizzazione (DESI 2021), principalmente per la limitata diffusione di competenze digitali e per la difficoltà di accesso alle tecnologie avanzate. Ciò riguarda non solo l’industria e il settore privato in generale, ma soprattutto la Pubblica Amministrazione. Non è un caso, allora, che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza agisca in coerenza con le previsioni eurounitarie, individuando obiettivi concreti e misurabili per agevolare la trasformazione digitale delle Amministrazioni italiane (Italia digitale 2026). Allo stesso tempo, la Missione 1 del Recovery Plan italiano intende favorire la rivoluzione digitale nel nostro paese, per aumentare la produttività, l'innovazione e l'occupazione, garantire un accesso più ampio all'istruzione e alla cultura, colmare i divari territoriali, assicurare centralità al cittadino e al lavoratore all’interno della P.A.
Considerato l’impatto della transizione digitale sulle regole che governano l’azione della P.A., il gruppo di ricerca intende utilizzare un metodo multidisciplinare declinato secondo due modalità: 1) analisi dei diversi effetti della digitalizzazione secondo le sensibilità proprie del diritto amministrativo, del diritto privato, del diritto costituzionale e del diritto del lavoro; 2) confronto con esperti di altri settori scientifici (economisti ed informatici) al fine di rilevare i possibili bias normativi/economici/tecnologici che possono condizionare la transizione digitale delle Amministrazioni.
L’esigenza di un approccio metodologico multidisciplinare scaturisce, precisamente, dall’ampiezza degli ambiti interessati dai processi di digitalizzazione, dalla molteplicità dei soggetti coinvolti e delle responsabilità attivate, dall’eterogeneità dell’impatto sui diritti di cittadini, lavoratori, imprese e corpi intermedi.
La multidimensionalità metodologica si riflette, inoltre, sulla varietà degli obiettivi che il gruppo di ricerca intende perseguire: le attività delle unità saranno infatti orientate al conseguimento di due obiettivi orizzontali e due obiettivi trasversali.
Sul piano degli obiettivi orizzontali, il gruppo di ricerca intende esaminare l’impatto delle regole che governano la transizione digitale sull’attività amministrativa e sulle strutture organizzative pubbliche (Università di Ferrara), nonché sull’organizzazione del lavoro e sui rapporti lavorativi nella P.A. (Università di Trieste). A supporto del lavoro di ricerca delle diverse unità si affiancano poi due obiettivi trasversali, diretti a cogliere l’impatto della transizione digitale sulla protezione dei dati e, più in generale, sulla privacy dei cittadini (Università di Chieti-Pescara) e ad esaminare le ricadute dei processi di digitalizzazione sulla tutela dei diritti fondamentali in termini di cittadinanza digitale ed eguaglianza di opportunità (Università di Trieste).

INTEGRA-PA - Effectiveness and integration of the policies and measures for administrative prevention of illegality and corruption

Finanziatore - Ministero dell'Università e della Ricerca

Responsabile scientifico  - prof. Marco Magri

Abstract del progetto - La ricerca svolta dall’Unità di Ferrara ha ad oggetto l’integrazione del "sistema" delle misure anticorruzione con le altre misure amministrative finalizzate al contrasto e alla prevenzione di specifici fenomeni criminali. In particolare, essa intende approfondire il tema della legalità delle regole, misure e soluzioni amministrative di contrasto della criminalità (organizzata e non) nelle pubbliche amministrazioni. Ciò verificando anzitutto come a livello di piani anticorruzione siano state sviluppate soluzioni, e come proprio il piano (sia come PNA che, soprattutto, come PTPCT-PIAO) abbia potuto porsi come "cardine" di misure differenti e più settoriali. Sarà così possibile valutare l'efficacia, la valenza sistemica e la legalità del “tasso di integrazione” delle soluzioni già sperimentate nei piani anticorruzione, anche mettendole a confronto con quelle che potrebbero eventualmente porsi come ulteriore sviluppo o variabile di queste ultime, cogliendo in termini più generali la portata e la capacità di lettura integrata dell’esperienza svolta dai diversi soggetti coinvolti nei processi di ricerca e di rafforzamento della legalità nelle pubbliche amministrazioni (ad esempio a livello comunale). Particolare attenzione sarà dedicata alle amministrazioni locali commissariate da parte dello Stato a seguito di decreto di scioglimento dell’ente per infiltrazioni mafiose; di qui anzi l’Unità intende muovere per analizzare se e in che modo gli organi amministrativi titolari di specifiche competenze nella procedura di scioglimento dei comuni per infiltrazioni mafiose (artt. 143 ss. del TUEL) considerino fatti che possono rilevare anche per la stesura del PTPCT (es. illegalità nelle aree di rischio, tali da compromettere il tessuto organizzativo dell’ente locale al punto da suggerire lo scioglimento del consiglio e la nomina della commissione straordinaria). Saranno valutati a questo scopo documenti quali le relazioni conclusive depositate dalle commissioni di accesso nominate dal prefetto ai sensi dell’art. 143 comma 2 TUEL; le motivazioni dei decreti di scioglimento; gli atti delle commissioni nominate per la gestione dell’ente nella fase posteriore allo scioglimento, ex art. 144 TUEL; eventuali sentenze del giudice amministrativo, ecc. Con la stessa metodologia si potranno trattare i punti d’intersezione tra altre vicende penali, riferibili alla criminalità non organizzata (non caratterizzata dal metodo mafioso), ed elementi dei PTPCT. Può essere interessante in quest’ottica partire dal caso che ha coinvolto Roma Capitale; vicenda che non si è risolta con lo scioglimento dell’Assemblea capitolina e dove, però, la controversia sulla qualificazione mafiosa dell’infiltrazione si è combinata alla contestazione di fatti di corruzione. Tutto questo in vista di una valutazione concreta e il più possibile “sul campo” dei rapporti tra piani di prevenzione della corruzione e misure di prevenzione della criminalità generalmente intesa.

Religion and Emergency Rules

Finanziatore - Ministero dell'Università e della Ricerca

Responsabile del progetto - Enrica Martinelli

Casuistry and rule-based approach in criminal law. Historical perspectives, current developments.

Finanziatore - Ministero dell'Università e della Ricerca

Responsabile scientifico - prof. Michele Pifferi

Abstract progetto - Il progetto consiste in una ricerca interdisciplinare di due diversi approcci metodologici al diritto penale, quello casistico e quello basato su principi. Essi saranno esaminati in modo diacronico, con riferimento a contesti giuridici del passato e del presente, esaminando le reciproche influenze e gli sviluppi oltre che le implicazioni teoriche e pratiche. 

Il progetto contribuirà a storicizzare l'assunto secondo cui un sistema giuridico basato su regole e principi generali è logicamente più razionale, garantisce l'uguaglianza del diritto e corrisponde meglio ai principi fondamentali del diritto penale, come il principio di legalità. Per fare ciò, le argomentazioni giuridiche, le definizioni, le concettualizzazioni e le teorie sistematiche sui crimini e sulle pene saranno esaminate in relazione a (e come espressione di) specifici progetti politici e sistemi di fonti giuridiche. Mentre, infatti, un approccio casistico era consono a un ordinamento giuridico pluralistico come lo ius commune, ne garantiva la coerenza e ne preservava la legittimazione, l'ascesa dello Stato moderno ha portato a una monopolizzazione del potere legislativo, rendendo necessari sistemi di diritto penale più razionali e basati su principi. Il progetto, da un lato, contribuirà a ripensare l'assunto storiografico secondo il quale il passaggio da un sistema di diritto penale desunto dai casi a uno costruito sui principi comporta una razionalizzazione indiscussa e una progressiva evoluzione giuridica. Gli studiosi di diritto penale, basandosi sugli esiti della ricerca storica, esamineranno le potenzialità e le ripercussioni attuali, sia teoriche che pratiche, del ricorso alla casistica. Particolare attenzione sarà dedicata alle possibilità interpretative poste da un'inversione dell'approccio cognitivo, da una norma che si applica al caso a un caso che definisce la norma da applicare, con riferimento sia ai contesti giuridici nazionali che a quelli sovranazionali. Per quanto riguarda il primo, la crisi dei principi di legalità e tipicità e il relativo crescente impatto delle fonti sovranazionali rendono sempre più problematico il funzionamento del tradizionale sistema codicistico. All'interno di un sistema di fonti che da nazionale e guidato dal principio di legalità si è trasformato in pluralistico, caratterizzato da inter-legalità e significativamente dipendente dalle decisioni dei tribunali, il progetto esaminerà i pro e i contro di un ritorno al paradigma casistico. Con riferimento sia alla formazione dei principi comuni del diritto penale europeo sia agli attuali sviluppi del diritto penale internazionale, il progetto di ricerca indagherà se e in che misura la casistica possa essere una tecnica di ragionamento utile a collegare tra loro norme astratte e casi concreti e, quindi, a contribuire alla coerenza di questi complessi ordinamenti giuridici multilivello, affinando concetti fondamentali come la legalità o la colpevolezza.

Monitoring and reporting in transport infrastructures and services’ concessions: the State’s role as controller of the concessionaire’s performance and the need of flexibility of the concession contract. Best practices and critical aspects from an administrative and technical perspective

Finanziatore - Ministero dell'Università e della Ricerca

Responsabile scientifico - prof. Anna Montesano

Abstract progetto - Il progetto di ricerca ha ad oggetto l’analisi della normativa unionale e nazionale applicabile alle concessioni demaniali marittime e portuali, aeroportuali e autostradali. L’indagine si concentrerà, in particolare, sugli strumenti di controllo e monitoraggio dell’attività di gestione e degli investimenti effettuati dal concessionario, soprattutto nell’ottica del miglioramento dei servizi di trasporto, nonché della manutenzione e valorizzazione sostenibile delle relative infrastrutture. A tal fine verrà analizzato il ruolo degli enti a vario titolo coinvolti quali MIT, ART, Autorità di Sistema Portuale, ENAC, ANAC e ANSFISA. Oggetto della ricerca sarà, altresì, l’individuazione di possibili strategie e metodologie volte a valorizzare modelli virtuosi di utilizzo dei beni del demanio e di realizzazione delle relative infrastrutture alla luce anche del progressivo incremento della fruizione turistica. Inoltre, l’obiettivo sarà quello di determinare gli elementi di flessibilità da inserire nei contratti di concessione al fine di porre l’ente concedente nelle condizioni di adeguare l’attività di sviluppo e gestione delle infrastrutture ad opera del concessionario all’evoluzione delle esigenze del mercato. Saranno oggetto di ricerca, altresì, le modalità di affidamento del servizio di trasporto pubblico locale, alla luce dei recenti interventi normativi e giurisprudenziali. 

New technologies, biometric data and criminal proceedings

Finanziatore - Ministero dell'Università e della Ricerca

Responsabile scientifico - prof. Daniele Negri

Abstract progetto - Oggetto della ricerca sono l’analisi e la riduzione a coerenza sistematica del fenomeno riguardante accumulo ed elaborazione dei dati biometrici, consentiti dalle tecnologie di ultima generazione, per giungere a una riforma del diritto delle prove penali che coniughi esigenze di accertamento, tutela dei diritti fondamentali e rispetto dei canoni del giusto processo. Se è vistoso il fenomeno dell’adeguamento lentissimo della legislazione processuale all’evoluzione vertiginosa delle nuove tecnologie, nel campo della raccolta e dell’uso dei dati biometrici esso assume proporzioni preoccupanti, in assenza di un’adeguata cornice di regole apposite. In quest’ambito, infatti, l’evoluzione tecnologica registra alcuni tra i progressi più significativi e accelerati, combinati con un impiego sempre più ampio nella vita quotidiana dei singoli o nelle attività delle pubbliche autorità: si pensi ai dati biometrici registrati da wearables o smart assistants, o all’uso ormai diffuso dei droni dotati di dispositivi di riconoscimento facciale per la sorveglianza del territorio o l’identificazione di sospettati. Si tratta di uno strumentario di fatto divenuto comune, benché radicato in un vuoto normativo allarmante e connotato dall’estrema delicatezza dei dati raccolti, stoccati, messi in circolazione e utilizzati. Nel panorama dei dati acquisibili e circolanti nelle società del mondo globalizzato, quelli biometrici costituiscono il sottoinsieme più spinoso: rivelatori delle componenti più intime dell’individuo, necessiterebbero di una tutela avanzata. Gli strumenti impiegati per raccoglierli, del resto, si distinguono dagli altri per attitudine intrusiva, sia perché idonei a cogliere informazioni riservatissime, sia per le modalità con cui possono farlo; droni capaci di inseguire un target predeterminato e identificarlo ovunque, dispositivi materialmente agganciati al corpo umano per registrarne le reazioni, intelligenze artificiali che rispondono alla nostra voce per assecondarne le richieste, sono esempi eclatanti delle peculiarità dello strumentario di riferimento di questo settore delle tecnologie avanzate.
Stoccaggio e circolazione di simili dati, poi, presentano specifiche criticità. La rapida evoluzione dell’architettura gestionale dei database, capace di rendere interoperabili i sistemi di informazione, pone problemi oramai ineludibili, ad esempio, quanto a limiti d’uso delle informazioni archiviate nelle piattaforme di ultima generazione, costruzione di adeguate catene di custodia, modalità sicure di stoccaggio e circolazione dei dati. Nel momento in cui, dunque, i dati biometrici raccolti tramite applicazioni tecnologiche avanzate vanno a costituire una miniera di informazioni, inevitabilmente a disposizione delle agenzie della giustizia penale, nasce l’esigenza di una riflessione matura sulle regole che a questo fenomeno devono presiedere.

PRIN 2022 PNRR

The right to independent living as a new frontier of justice: older people, urban spaces and the law

Finanziatore - Ministero dell'Università e della Ricerca

Responsabile scientifico - dott.ssa Maria Giulia Bernardini

Abstract progetto - Oggigiorno l’età senile è considerata la "nuova frontiera della giustizia" e gli anziani sono presentati come i nuovi soggetti che meritano eguale considerazione e rispetto sul piano giuridico. Sebbene talvolta sia perseguito in modo ambiguo (si consideri la differenza di trattamento tra le persone anziane “attive” e quelle considerate “non autosufficienti”), l’obiettivo prioritario delle istituzioni multilivello è promuovere la visibilità e l'inclusione delle persone anziane, garantendo loro le condizioni per condurre un'esistenza dignitosa e tutelando il loro diritto all'autodeterminazione (si veda, al riguardo, quanto affermato nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza in relazione al tema strategico Benessere Umano, cluster Cultura, Creatività e Società Inclusiva).

Uno degli ambiti in cui questo obiettivo viene perseguito è la giustizia spaziale. Attualmente, c'è una forte spinta a superare la logica segregante che è stata a lungo adottata per la “gestione” della vecchiaia, spesso confinata troppo frettolosamente tra le mura delle case di cura e delle strutture socio-sanitarie. Con un’inversione di tendenza rispetto al recente passato, le istituzioni multilivello sono concordi in merito alla necessità di promuovere la deistituzionalizzazione e l'inclusione delle persone anziane all'interno della comunità. Questo obiettivo può essere raggiunto promuovendo l’attuazione del diritto alla vita indipendente (Art. 19 UNCRPD), secondo il quale è necessario garantire alle persone con disabilità – e, per estensione, a quelle anziane – il diritto di scegliere dove, come e con chi vivere.

In base a tale approccio, le case di cura e le strutture residenziali diventano soluzioni abitative di carattere residuale, mentre la vita all’interno di un contesto de-istituzionalizzato costituisce la regola. A tal fine, le istituzioni sono tenute ad essere “responsive”, ossia ad attivarsi per garantire la concreta accessibilità delle soluzioni abitative alternative e la presenza di servizi, infrastrutture di mobilità e supporti. Si tratta di realizzare in concreto quel ripensamento del welfare di cui sul piano teorico si discute da decenni, implementando modelli alternativi rispetto a quello familista, in modo tale che le persone anziane possano vivere in contesti abitativi da loro scelti e mantenere reti sociali significative.

Il progetto – che combina analisi teorica con ricerca empirica e coinvolge la partecipazione attiva di anziani e stakeholder qualificati – ha un carattere fortemente interdisciplinare. Muovendo da una prospettiva di analisi critica, esperte ed esperti in filosofia del diritto, diritto amministrativo, sociologia, sociologia urbana e pianificazione urbana indagano i diversi aspetti del diritto alla vita indipendente al fine di conseguire due obiettivi prioritari. A livello culturale, la ricerca vuole contribuire attivamente all'abbandono dell'approccio "medico" e segregante nei confronti della vecchiaia pressoché prevalente, evitando altresì le “derive neoliberali” che paiono sottese ad alcune analisi teoriche e a molte politiche pubbliche. Inoltre, il progetto vuole offrire strumenti di analisi che possano essere impiegati per l’adozione di politiche pubbliche dirette alla realizzazione del welfare inclusivo, producendo così un impatto rilevante sulla sostenibilità sociale ed economica.

Sito del progetto

BEETROOT - Building a comprEhensive rEgulaTory framework for plants with healing pRoperties and bOtanicals, used as foOd, to boost public healTh

Finanziatore - Ministero dell'Università e della Ricerca

Responsabile scientifico - prof. Paolo Borghi

Abstract progettoNon esistono definizioni normative per le “piante con proprietà curative” e i loro estratti, malgrado esse siano conosciute da millenni. Benché l’industrializzazione e le molecole di sintesi abbiano in parte “eclissato” il ruolo benefico di piante e loro derivati, negli ultimi anni la loro importanza è stata riscoperta. Lo sviluppo di questo settore, comunque, può essere ostacolato da una legislazione frammentata e incompleta.

L’obiettivo di BEETROOT è contenuto nel suo stesso titolo: “Costruire un quadro regolatorio completo per piante con proprietà curative ed estratti botanici, utilizzati come alimenti, per migliorare la salute pubblica”. Le attività di ricerca mirano a superare i problemi regolatori che possono limitare lo sviluppo del settore delle piante con proprietà benefiche (quale è, simbolicamente, la barbabietola) e dei loro composti, a partire dalla produzione primaria fino all’immissione in commercio del prodotto finito, prestando particolare attenzione al tema dell’informazione ai consumatori. Il progetto guarda agli operatori come ai propri principali destinatari. BEETROOT è pertanto focalizzato sul prodotto: le attività di ricerca prenderanno avvio a partire dal problema delle definizioni giuridiche (piante medicinali, estratti botanici, c.d. “super-alimenti”, ecc.) e includerà progressivamente gli altri aspetti regolatori che concorrono a dare forma alla filiera, alla sua catena di distribuzione del valore e alla governance del settore (i “nuovi alimenti”, i claims applicabili a piante e ad estratti botanici, la qualificazione giuridica dei prodotti trasformati derivanti dalle piante con proprietà curative e degli operatori coinvolti in dette attività).

Grazie a questo approccio di ricerca, il progetto fornirà indicazioni e linee guida per muoversi all’interno delle principali difficoltà pratiche generate dall’attuale stato regolatorio, contemporaneamente tenendo lo sguardo anche sul quadro circostante.

La fase più importante di BEETROOT sarà quella divulgativa. La divulgazione avrà diversi obiettivi e destinatari (istituzioni accademiche e pubblico: persone e aziende), con un impatto positivo atteso su:

  • salute e consumatori: un quadro normativo più chiaro e una più diffusa conoscenza può costituire un importante incentivo alla diffusione e al mercato di prodotti con proprietà benefiche, consentendo ai consumatori di scegliere i prodotti più adatti alle loro esigenze di salute;
  • operatori: previsioni normative più chiare aprono nuove opportunità di mercato ed evitano rischi di non-conformità del prodotto;
  • ricerca universitaria, ricercatori e istituzioni accademiche: ulteriori opportunità di ricerca, miglioramenti di carriera e rafforzamento di relazioni di collaborazione nascenti dal progetto;
  • biodiversità e agrobiodiversità: la conservazione delle varietà vegetali e l’uso sostenibile di piante medicinali e “botanicals” costituiscono una precondizione per lo sviluppo di filiere a valore aggiunto. Un quadro regolatorio più chiaro, che permetta di incrementare e sviluppare un settore economico vitale e sostenibile, può avere positive ripercussioni anche sulla biodiversità.

The procedural profiles of the protection of families according to the well-being of the minor

Finanziatore - Ministero dell'Università e della Ricerca

Responsabile del progetto - Andrea Graziosi

New Frontiers for a Participatory Criminal Justice Towards the Thresholds of Metaverse

Finanziatore - Ministero dell'Università e della Ricerca

Responsabile del progetto - Daniele Negri