Nausicaa Turco

Email: nausicaa.turco@unife.it
Titolo tesi - La tortura in carcere tra norme e prassi: quale tutela per le vittime?
Abstract - Il progetto di ricerca si propone di analizzare la portata dell’art. 613 bis c.p. alla luce degli obblighi di prevenzione ed incriminazione sovranazionali e di svolgere una ricognizione della sua applicazione nell’ambito penitenziario; di ricostruire il quadro normativo sulle vittime di reato e le specifiche esigenze di protezione delle vittime di tortura che si trovino in stato di privazione della libertà; di verificare, anche attraverso uno studio di caso, il mancato riconoscimento di tali esigenze di protezione ed i relativi effetti in termini di vittimizzazione ripetuta e secondaria, così da interrogarsi sulla portata di tale violazione rispetto all’effettività del sistema di prevenzione e repressione della tortura.
Il reato di tortura è stato introdotto nell’ordinamento italiano, dopo un travagliato iter, con la legge n. 110/2017, così tardivamente rispondendo agli obblighi internazionali di incriminazione. La formulazione della norma è stata ampiamente criticata dalla dottrina all’indomani della sua approvazione ed è attualmente alla prova della prassi giudiziaria. In particolare, la tortura c.d. propria o di Stato ha trovato particolare spazio applicativo nel contesto penitenziario, nel quale, d’altra parte, si realizza in modo paradigmatico quel rapporto di custodia che costituisce un presupposto tipico del reato.
L’ipotesi da cui muove il progetto di ricerca è che, nel contesto carcerario, l’effettività della tutela penale relativa al divieto di tortura sia compromessa non solo o non tanto dalle difficoltà interpretative legate alla formulazione della fattispecie, quanto dall’assenza di un sistema di protezione adeguato per coloro che subiscono fatti di tortura da parte del personale di custodia.
Ci si propone quindi di verificare se nei processi per fatti di tortura avvenuti nelle carceri siano state riconosciute alle vittime i diritti e le garanzie previste a loro tutela dalla normativa europea e interna e valutare, anche attraverso uno studio di caso, le conseguenze della loro violazione in termini di vittimizzazione ripetuta e secondaria. Fenomeni che, invero, incidono non solo sulla singola persona offesa (aggravando le conseguenze del reato) ma sull’intero sistema giudiziario: sia perché scoraggiano la denuncia delle vittime, sia perché aumentano il senso di impunità degli autori.
Significativa, dunque, la ricaduta negativa sull’effettività del sistema preventivo e repressivo della tortura, che dovrebbe rispondere alle prescrizioni sovranazionali e agli obblighi positivi elaborati dalla Corte EDU con riferimento all’art. 3 CEDU.
La misura di tale scarto e la sua eventuale giustiziabilità saranno oggetto di specifica riflessione, a partire dal riconoscimento delle specificità legate alla detenzione.
Particolare attenzione sarà prestata alla riforma della Direttiva 2012/29/UE proposta dalla Commissione europea, che si ripromette, tra l’altro, di rimediare alle carenze riscontrate in merito alla protezione delle vittime private della libertà personale.