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Dallo Spazio alla telemedicina | Con Drain Brain 2.0 la ricerca Unife in orbita con l'Agenzia Spaziale Italiana

17/03/2025

Scienza, cultura e ricerca

Con la capsula SpaceX Crew-10 sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) arriva in orbita anche Drain Brain 2.0, il progetto realizzato dall'Università di Ferrara e finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI)

Durante la missione due degli astronauti indosseranno lo strumento sviluppato da Unife: un sistema innovativo di pletismografia cervicale portatile e di semplice utilizzo per la misurazione non invasiva del polso venoso giugulare, un importante indicatore della salute cardiovascolare.

A illustrare il razionale della ricerca il principal investigator Paolo Zamboni, professore del Dipartimento di Medicina Traslazionale e per la Romagna e direttore del Centro delle Malattie Vascolari dell’Ateneo ferrarese, che per la realizzazione del progetto è stato supportato dal team interdisciplinare composto dai professori Angelo Taibi e Rosa Brancaccio del Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra, Antonino Proto ricercatore del Dipartimento di Neuroscienze e Riabilitazione e Anselmo Pagani dottorando del Dipartimento di Medicina Traslazionale e per la Romagna dell’Università di Ferrara.

“Lo strumento diagnostico che abbiamo realizzato con i fondi ASI è uno speciale pletismografo, cioè un sensore sottilissimo a forma di collarino che può essere facilmente indossato dagli astronauti a bordo e che è sincronizzato con l’elettrocardiogramma. Lo strumento permette di rilevare a distanza i segnali di flusso nella vena giugulare e nell’arteria carotide, i vasi principali del cosiddetto asse cuore-cervello.” spiega il professor Paolo Zamboni, che continua:
“Quando gli astronauti saranno in orbita, continua, potremo analizzare il loro adattamento fisico alla nuova situazione, in assenza di gravità. Va considerato che a oggi i problemi cardiovascolari e neurologici dovuti all’assenza di gravità e ai fenomeni di adattamento sono tra i primi ostacoli alla possibilità di prolungare i voli spaziali al di sopra dei sei mesi. Quindi lo strumento che abbiamo sviluppato potrebbe fornire dati indispensabili per organizzare le necessarie contromisure per la sicurezza degli astronauti nelle future missioni spaziali, in vista di viaggi più impegnativi come quelli su Marte”. 

Non secondarie anche le ricadute a terra che potrebbero scaturire dalla sperimentazione, conclude il professor Zamboni: 

“Spesso molte persone si chiedono se sia giusto allocare finanziamenti per qualcosa che sembra così lontano dai bisogni quotidiani, come la ricerca dell’Agenzia Spaziale Italiana.
Noi ricercatori siamo consapevoli che la tecnologia sviluppata a Unife potrebbe avere un notevole impatto in telemedicina. 
Ad esempio, potremmo fornire assistenza sanitaria a distanza alle persone con scompenso cardiaco, che sono diversi milioni solo nel nostro Paese
Il pletismografo non invasivamente permette il monitoraggio della funzione cardiaca, potendo fornire ai medici di base con anticipo aggiustamenti terapeutici che in molti casi permettono di evitare la necessità di un ricovero in condizioni drammatiche. Se le aziende sanitarie scommetteranno su questo sistema miglioreranno la qualità dei servizi offerti, limitando costi e tempi di attesa. Si apre così uno scenario nuovo sull'utilizzo di prodotti per la ricerca spaziale anche a favore dei terrestri e della medicina”.

Il gruppo di ricerca Unife impegnato nel progetto Drain Brain 2.0. A destra il Professor Paolo Zamboni

Il gruppo di ricerca Unife impegnato nel progetto Drain Brain 2.0. A destra il Professor Paolo Zamboni

Durante la missione insieme a Drain Brain 2.0 verrà realizzato anche il progetto IRIS realizzato dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare - TTLAB e dall’Università di Bologna, con l’obiettivo di monitorare in tempo reale la quantità di radiazioni ionizzanti ricevute durante le attività quotidiane dagli astronauti. 

Il commento di Barbara Negri responsabile Ufficio Volo Umano e Sperimentazione dell’Agenzia Spaziale Italiana:

“La sperimentazione scientifica sulla ISS rappresenta un filone di ricerca importante per l’ASI, che finanzia e gestisce da oltre 20 anni progetti per lo studio della fisiologia umana in ambienti ostili e per l’individuazione delle possibili contromisure a protezione degli astronauti. 
I risultati che si otterranno con i due progetti IRIS e Drain Brain 2.0 contribuiranno ad aumentare la conoscenza dell’ambiente radiativo in cui operano gli astronauti e forniranno indicazioni sull’adattamento del sistema cardiovascolare in condizioni di microgravità. L’ambiente ostile, la lunga durata del viaggio e le radiazioni cosmiche sono fra i principali ostacoli che gli astronauti dovranno affrontare per voli di lunga durata verso la Luna o Marte”.

A cura di CHIARA FAZIO