Mariarosa Vicario
Dottorato di Ricerca in Tutor Prof. Roberto Bin Titolo tesi «Quale forma di governo per quale Europa? L’incidenza del fenomeno della “comitologia” sull’equilibrio interistituzionale»
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Posta elettronica | mariarosa.vicario@student.unife.it |
Curriculum Vitae | cv |
Abstract |
Obiettivo della mia ricerca è esaminare il complesso fenomeno della comitologia e comprendere la sua incidenza sull’equilibrio interistuzionale dell’UE. Con il termine «comitologia» (conosciuta anche con l’equivalente espressione «comitatologia») ci si riferisce al complesso fenomeno della diffusione di comitati composti da funzionari pubblici degli Stati membri e presieduti dalla Commissione, chiamati a coadiuvare quest’ultima nell’adozione di misure di esecuzione degli atti legislativi dell’Unione Europea. Essa solleva particolari problematiche sotto il profilo politico-istituzionale che saranno oggetto della mia indagine. In particolare, la natura eminentemente tecnica di tali soggetti pone interrogativi circa aspetti strettamente interconnessi: la loro legittimazione, l’accountability, il controllo. Quanto al primo dei tre aspetti, è ormai divenuta di uso corrente l’espressione “deficit democratico”, che allude fondamentalmente alla mancanza di legittimità democratica nei processi decisionali europei. Specie in ambito esecutivo, infatti, il ricorso ad autorità indipendenti, governate da principi non-maggioritari, è stato spesso giustificato dalla necessità di una maggiore competenza tecnica (più propria dei funzionari specializzati che dei politici) e trovava nell’ottenimento dei migliori risultati (accountability by results) la sua principale fonte di legittimazione. Tuttavia la forte crisi economica che ha interessato l’intero mercato globale, ha messo in luce la debolezza di quelle stesse motivazioni legittimanti la natura “tecnocratica” dei processi decisionali e la necessità di una maggiore accountability sia sul profilo istituzionale che democratico. Se molto si è già fatto – soprattutto in ordine alla trasparenza delle procedure e al coinvolgimento del Parlamento europeo – alcuni profili rimangono controversi. In particolare – ed ecco che viene in rilievo l’ultimo dei tre aspetti – poca chiarezza vi è ancora sul funzionamento dei comitati e soprattutto sul loro controllo da parte degli Stati membri. In quale misura il lavoro è monitorato dai Governi e dai Parlamenti nazionali? Essi agiscono sulla base di istruzioni precise in qualità di portavoce di interessi nazionali, o piuttosto godono di ampi poteri discrezionali? Gli interrogativi emergono in considerazione del fatto che molto spesso i comitati piuttosto che curare interessi nazionali di carattere generale, sembrano perseguire quelli di determinati gruppi di pressione (le c.d. lobbies), col rischio di perdere la loro funzione originaria di controllo. Si cercherà allora di capire “chi controlli i controllori” e quale ricadute abbia il suddetto fenomeno sull’architettura istituzionale dell’UE (“Quale forma di governo per quale Europa?”), il cui funzionamento sembra essere affidato, più che ad equilibri tra poteri definiti una volta per tutte, a relazioni di governance che ne evidenziano tutta la mobilità dei suoi confini. |