Giulia Ducoli
Dottorato di Ricerca in Tutor Professor Prof. Francesco Morelli Titolo tesi "La partecipazione della persona offesa agli atti di indagine a contenuto probatorio. Tra direttiva europea ed equilibri sistematici interni."
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Posta elettronica | giulia.ducoli@unife.it |
Curriculum Vitae | CV |
Abstract |
L’evoluzione politico-istituzionale dell’Unione Europea ha contribuito, negli ultimi anni, allo sviluppo di una concezione fortemente partecipativa di giustizia penale. Per quanto riguarda la posizione di indagati e imputati, diversi sono stati i provvedimenti tesi a rafforzare il ruolo e le garanzie partecipative. Rilevano, in particolare, le direttive adottate dall’Unione in attuazione del Programma di Stoccolma, nonché la Direttiva n. 2016/343/UE sul rafforzamento di alcuni aspetti della presunzione di innocenza e del diritto di presenziare al processo nei procedimenti penali. Per quanto attiene, invece, alla posizione della vittima, il legislatore europeo è intervenuto sul tema – sulla base di quanto previsto dall’art. 82 § 2 TFUE – con la Direttiva 2012/29/UE, cui è stata data attuazione nell’ordinamento interno con il d.lgs. n. 212 del 2015. La partecipazione della vittima al procedimento penale assume rilevanza, in generale, sotto un duplice aspetto. Da un lato, la vittima è un soggetto del processo e, in quanto tale, le vengono riconosciuti una serie di diritti e facoltà che si distinguono a seconda della fase nella quale interviene ed a seconda che la stessa decida, o meno, di costituirsi parte civile. Per altro verso, la vittima diviene “oggetto” del processo, in quanto fonte diretta di prova, portatrice di un fondamentale contributo conoscitivo. Con riferimento alla fase delle indagini, si impone la necessità di un’analisi sistematica degli strumenti investigativi, volta a comprendere non solo che tipo di posizione soggettiva sia riconosciuta alla vittima, ma, in particolare, ad individuare quali siano i poteri e le facoltà che le vengono riconosciuti in fase preliminare. A distanza di quasi tre anni dall’attuazione della Direttiva, i tempi appaiono maturi per una prima analisi del livello di compliance dell’ordinamento interno agli standard europei e per formulare alcune riflessioni in una prospettiva de iure condendo, con l’obiettivo di comprendere se sussistano – e nel caso, quali siano – ulteriori margini di miglioramento con riferimento ai diritti e alle garanzie partecipative da riconoscere ad un soggetto che, spesso considerato ospite indesiderato del procedimento penale, si deve inevitabilmente imparare a conoscere. |