Transnational Organised Crime Programme | A Unife l'incontro internazionale sul contrasto al traffico illecito di beni culturali
Vita universitaria

Svelare le reti criminali che minacciano il patrimonio culturale e contrastare il traffico illecito di reperti e opere d'arte. Con questo obiettivo, dal 10 al 14 febbraio, il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Ferrara ha ospitato l’incontro annuale del Transnational Organised Crime Programme (TOC Programme), un network internazionale di studiose, studiosi, esperte ed esperti impegnati nella ricerca sul crimine organizzato transnazionale.
Il tema centrale di questa edizione ha riguardato il traffico illecito di beni culturali e reperti storici, una questione di fondamentale importanza nell’attuale scenario globale. L’evento ha visto la partecipazione delle istituzioni accademiche di Brisbane, Colonia, Vienna, Zurigo e, naturalmente, Ferrara, promuovendo uno scambio di conoscenze e strategie per tutelare il patrimonio storico e culturale da minacce sempre più complesse
All'iniziativa hanno partecipato anche ricercatrici e ricercatori del Centro Macrocrimes di Unife. Gianmarco Bondi, assegnista di ricerca in Storia del diritto medievale e moderno, ha fornito il suo supporto come tutor per studentesse e studenti, mentre Maria Fiore Angori, dottoranda in Diritto dell’Unione Europea e ordinamenti nazionali, ha presentato le prime evidenze del suo studio sul traffico illecito di beni culturali nell’ordinamento giuridico italiano.
“L'Italia è uno dei Paesi-cardine in cui ha origine il mercato illecito di beni culturali, come testimoniano noti casi esaminati dalla Corte Europea dei Diritti Umani. Secondo dati recenti, i furti sembrano essere in aumento ed è preoccupante che la maggior parte di essi abbia luogo nelle regioni in cui il crimine organizzato è più attivo” – spiega Serena Forlati, tra i coordinatori del Programma e Direttrice del Dipartimento ospitante – “Le reti criminali interessate ai notevoli profitti derivanti dal mercato illecito di reperti e opere d'arte sono talvolta coinvolte direttamente nella razzia; in altri casi agiscono per conto terzi o utilizzano l'esportazione illecita per riciclare proventi di reati, nonostante le leggi italiane prevedano sanzioni severe a tutela del patrimonio culturale. [...] Nel nostro Paese, così ricco di arte, la vera sfida è attuare correttamente la normativa vigente e impiegare risorse adeguate per preservare il nostro patrimonio culturale. A livello internazionale, la cooperazione tra autorità competenti e attori privati è la chiave di svolta se vogliamo sperare di arginare questi traffici”.
Anche Andreas Schloenhardt, organizzatore del TOC Programme e docente di diritto penale internazionale presso le università di Queensland e Vienna, ha sottolineato la complessità del fenomeno – “Il traffico di reperti è ben organizzato, perché l'origine, il luogo della vendita e l'acquirente possono trovarsi a migliaia di chilometri di distanza. Le organizzazioni criminali devono essere sofisticate per attraversare i confini internazionali, spesso facendo uso di documenti falsi, trasporti occulti e, in casi estremi, corrompendo pubblici ufficiali. Dobbiamo pensare a come rendere il crimine organizzato un'attività meno redditizia e mettere in campo la cooperazione internazionale per perseguire i responsabili, confiscare i loro beni e consentire la restituzione di questi oggetti di inestimabile valore storico e culturale”.
Gli studenti selezionati dalle cinque università coinvolte hanno approfondito queste tematiche durante le giornate di formazione congiunta e, a maggio 2025, presenteranno il proprio paper finale.