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Evoluzione | Pelle scura fino a tremila anni fa. Studio Unife sui genomi antichi riscrive la storia del colore degli europei

16/07/2025

Scienza, cultura e ricerca

Fra dieci e tremila anni fa molti europei avevano pelle scura, capelli scuri e occhi chiari: un aspetto oggi raro e molto diverso da quello che associamo all’Europa. A riscrivere la storia del colore della pelle in Europa, rivelando un passato molto più variegato, complesso e sorprendente, è lo studio appena pubblicato dall’Università di Ferrara che dimostra come le carnagioni chiare siano un’acquisizione evolutiva recente.

Dalle pelli scure a oggi. Un'evoluzione lenta e irregolare

Fino all’età del Ferro, epoca della fondazione di Roma e della guerra di Troia, gran parte degli europei presentava ancora fenotipi scuri. Non si trattava di eccezioni, ma della norma. La ricerca coordinata dai genetisti Guido Barbujani e Silvia Ghirotto del Dipartimento di Scienze della Vita e Biotecnologie di Unife documenta un’evoluzione lenta e irregolare verso pigmentazioni più chiare.

“La pelle chiara favorisce la produzione di vitamina D in risposta ai raggi UV.  - spiega il Professor Barbujani - Con la transizione all’agricoltura e la diminuzione di fonti alimentari naturali ricche di questa vitamina, la selezione naturale ha favorito i tratti genetici associati a una pigmentazione più chiara. Le pelli scure sono però rimaste comuni per millenni, soprattutto tra popolazioni che vivevano di pesca.”

Con la genetica forense un nuovo approccio per l'analisi dei dati 

Lo studio si è basato sull’analisi genetica di 360 individui antichi vissuti in Europa tra 45.000 e 1.500 anni fa. Per migliaia di anni dopo l’arrivo dei primi Homo sapiens dall’Africa, circa 50.000 anni fa, le popolazioni europee continuarono a esibire una pigmentazione cutanea scura, spesso associata a occhi chiari, come nel caso degli individui mesolitici trovati nel sito svedese di Motala.

Tali informazioni non sono deducibili in modo diretto dal DNA, come ricorda la Professoressa Ghirotto:

“Abbiamo sviluppato un approccio statistico basato su un noto sistema forense per inferire il colore di pelle, occhi e capelli da campioni biologici antichi. È stato necessario tenere conto dell’incertezza dovuta alla degradazione del DNA nel tempo, e per farlo abbiamo integrato nuovi modelli inferenziali in grado di correggere e rafforzare le nostre stime.”

Un nuovo sguardo sull'aspetto dei nostri antenati

Finora, l’ipotesi dominante era che la pelle chiara si fosse diffusa rapidamente una volta che l’uomo moderno lasciò l’Africa, in risposta alla minore intensità dei raggi UV alle alte latitudini. Tuttavia, l’evidenza genetica mostra che, ancora tra 2.000 e 2.500 anni fa, la maggior parte degli individui europei presentava pigmentazione scura.

“È una storia evolutiva complessa, fatta di adattamenti, migrazioni e cambiamenti culturali. Ma una cosa è chiara: l’Europa preistorica era un mosaico di colori e tratti, e solo molto di recente ha assunto l’aspetto che tendiamo oggi a considerare ‘nativo’" precisa Barbujani.

Lo studio rappresenta una pietra miliare nella genetica evolutiva e nella comprensione della nostra storia biologica, offrendo un nuovo sguardo su quanto il volto dell’Europa sia cambiato — lentamente, ma radicalmente — nel tempo.

"L'altra cosa interessante - sottolinea infine Ghirotto -  è che è un articolo non solo tutto italiano, ma interamente Unife: tutti gli autori coinvolti infatti appartengono al nostro Ateneo: il primo nome dell'articolo è la ricercatrice Unife Patricia Santos, mentre i Principal Investigator siamo io e Guido Barbujani. Siamo molto orgogliosi di questo risultato".

Per saperne di più

Lo studio "Inference of human pigmentation from ancient DNA by genotype likelihoods" è stato pubblicato il 15 luglio 2025 sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences USA.

Le autrici e gli autori sono: Silvia Perretti, Patrìcia Santos, Maria Teresa Vizzarri, Enrico Tassani, Andrea Benazzo, Silvia Ghirotto e Guido Barbujani.