Tedde Alessandro
Dottorato di Ricerca in Tutor Prof. Andrea Guazzarotti, Prof.ssa Silvia Borelli Titolo tesi "La riforma democratica e sociale dell’Unione Europea: i problemi giuridici fondamentali del Piano B europeo nel solco del contributo interpretativo della Corte di Giustizia"
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Posta elettronica | alessandro.tedde@student.unife.it |
Curriculum Vitae | CV |
Abstract |
In occasione del 60° anniversario dei Trattati di Roma, la Commissione Europea ha rivitalizzato il dibattito sul futuro dell’Europa con la presentazione di un Libro bianco che delineava cinque possibili scenari evolutivi entro il 2025. Durante le recenti elezioni, molte proposte di rilancio dell’integrazione hanno provato a porre un argine alla tentazione del ritorno alle sovranità nazionali, prospettato dalle forze sovraniste che i sondaggi davano in forte ascesa a cagione del ridotto consenso verso le policies attuate dalle istituzioni eurounitarie per affrontare le crisi degli ultimi anni (economica, migratoria, della Brexit).
Una delle proposte più radicali è la revisione dei trattati istitutivi e degli accordi collegati, al fine di una riforma dell’Unione in senso più democratico e sociale. Con accenti e sfumature diverse, importanti forze sociali, come la CES , nonché interi gruppi parlamentari, come il GUE , hanno incentrato la loro critica sulle modalità di attuazione dell’unità europea, ritenute poco democratiche e trasparenti, nonché sulle finalità, eccessivamente inclini a privilegiare obiettivi di stabilità economica piuttosto che di giustizia sociale. Il terzo spazio progressista, dunque, non si identifica esclusivamente per risulta dalle forze della “grande coalizione” di governo e dell’opposizione sovranista , ma soprattutto per l’individuazione dell’obiettivo prioritario di una unione democratico-sociale europea. L'analisi politologica investe la riflessione giuridica, perché i sostenitori del progetto di un Piano B europeo per scongiurare l'affermazione di Piani B nazionali - cioè le uscite unilaterali come quella profilata dal modello Brexit - prevedono tutti la revisione radicale del patto europeo sancito dai Trattati, ma al contempo indicano procedure molto diverse per raggiungere il risultato, secondo tre approcci sintetizzabili come segue: 1. di diritto europeo: una riforma radicale dei trattati condotta a partire da una revisione degli stessi secondo le procedure ordinarie (European Left Party, Rosa Luxemburg-Stiftung); 2. di diritto costituzionale sovranazionale: la convocazione di un'assemblea costituente eletta direttamente da tutti i cittadini europei e sollecitata da un referendum consultivo (European Spring - Diem25, Transform!Europe); 3. di diritto internazionale: l'uscita concertata dai trattati di tutti i paesi sottoscrittori, con il fine della negoziazione di nuove regole di cooperazione (Maintenant le Peuple: La France Insoumise e Podemos). Il dibattito su quale procedura giuridica sia più corretta per giungere al risultato di una riforma radicale, democratica e sociale dell’UE è un indice della persistente attualità dell'annosa questione sulla natura giuridica del processo di integrazione, nonché dei trattati che lo istituiscono. La questione si è costantemente riproposta nella storia comunitaria e poi eurounitaria, spesso a seguito di interventi interpretativi della Corte di Giustizia che tendevano a incidere sul dibattito de jure condendo. Il progetto di ricerca assume volutamente una dimensione interdisciplinare per incontrare le finalità del dottorato in “Diritto dell’Unione Europea e ordinamenti nazionali”, che abbraccia più settori giuridici coinvolti nel processo di integrazione europea. Il filo conduttore è l’esistenza di una connessione necessaria tra forma e sostanza del diritto, cioè tra la procedura per giungere a un risultato di diritto positivo e il contenuto dello stesso, in particolare quando sono posti in discussione i fondamenti di un ordinamento giuridico, come nel caso sottoposto ad analisi.
Il progetto contempera una dimensione analitica storico-evolutiva e una sincronica, entrambe con una attenzione comparatistica: in primo luogo, per ricostruire il contributo fornito dalla Corte di Giustizia ai temi individuati e per seguire lo sviluppo sino all’attuale fase storica; in secondo luogo, per monitorare l’evoluzione del dibattito sul Piano B europeo, nei suoi aspetti giuridici, a partire dalla discussione presso la Commissione Affari Costituzionali del Parlamento europeo. |