Osservazioni critiche sul d.l. n. 19 del 25-3-2020

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di Giovanni De Cristofaro

Il contributo analizza criticamente alcuni aspetti problematici del recente decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, recante "Misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19", che ha attribuito al Presidente del Consiglio dei Ministri il potere di adottare - con appositi d.p.c.m. - "misure" fortemente limitative di diritti e libertà fondamentali dei cittadini, costituzionalmente garantiti, al fine di contenere e contrastare i rischi sanitari derivanti dalla diffusione del virus COVID-19. In particolare, viene evidenziata la smisurata ampiezza dei margini di discrezionalità di cui godrà nei prossimi mesi il Presidente del Consiglio nel decidere se e quali misure adottare, e con quale durata ed estensione tetrritoriale; la sostanziale assenza di qualsivoglia concreta possibilità di controllare la conformità di siffatte misure ai criteri di proporzionalità e adeguatezza cui dovrebbero a rigore attenersi per previsione dello stesso d.l.; la mancata previsione di un coinvolgimento di qualsivoglia genere del Parlamento e del Consiglio dei ministri nel procedimento destinato a sfociare nella definizione e nell'adozione delle misure; la completa assenza di trasparenza dell'attività e delle iniziative del c.d. Comitato tecnico-scientifico costituito con ordinanza del Direttore del Dipartimento della protezione civile, unico organismo collegiale al quale il d.l. riconosce un (sia pure modesto) ruolo nell'iter formativo dei provvedimenti recanti le "misure"; infine, i profili di ambiguità, contradditorietà ed inadeguatezza dell'apparato sanzionatorio predisposto a presidio del rispetto delle misure destinate ad essere adottate dal Presidente del Consiglio.
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